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venerdì, gennaio 04, 2013

Si, il cinema 3d può anche morire

Come spesso in queste settimane, ieri sono finito di nuovo all’IKEA. L’IKEA sta vicino al cinema multisala, e così sono andato a vedere Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato, in lussuosa modalità 3D-HFR, come non suggerito dall’Ing. pochi post fa.

La cosa forse non comune è che io avevo già visto la versione 2D il mese scorso, in una decente sala del Regno Unito. Solo le continue recensioni che parlavano bene del 3D-HFR (rrobe, Z, etc.), complice il resto della famiglia, mi hanno incuriosito abbastanza da guardarlo una seconda volta.

Perché il film è lungo, e sebbene bello non è un così elevato esempio di cinematografia da farmi andare due volte al cinema. Ma del film se ne può discutere un’altra volta, perché oggi volevo scrivere soltanto a proposito del 3D e dell’HFR.

Non serve a niente

Sono uscito dalla prima visione, quella con due sole dimensioni, chiedendomi in effetti se avevo fatto la scelta giusta. Chiaramente moltissime scene erano state filmate per il 3D, quindi la versione vista da me era un misero appiattimento, un’ombra dell’originale come progettato nella testona di Peter Jackson.

Dopo aver visto la versione 3D ho capito che no, non era il caso. Non è semplice spiegare perché, ma in prima approssimazione il motivo è che guardando il 2d non noti alcuna mancanza. Da un lato il cervello è bravo a intuire la terza dimensione a partire da ombre, messa a fuoco e dimensioni relative; dall’altro il movimento della telecamera ti permette di vedere la profondità da diversi angoli, ricostruendo nella tua testa la tridimensionalità.

Un esempio? Una volta ho fatto due foto dall’aereo, sopra le alpi. La tridimensionalità non c’è, la intuisce la vostra testa dal movimento relativo delle diverse parti della scena.

Il terremoto!

L’altra cosa che aspettavo di godere erano i bellissimi paesaggi della Nuova Zelanda, sfondo di molte scene e panoramiche. E di nuovo sono rimasto deluso, scoprendo un piccolo dettaglio che nelle mie precedente visioni 3D non avevo notato: il 3D non ha alcun effetto sui paesaggi di fondo, perché sono all’infinito della prospettiva. Due controprove: togliendo gli occhiali sono perfettamente a fuoco, e chiudendo un occhio non cambia nulla.

Per contro, i personaggi in primo piano sembravano un po’ applicati sopra fondali così profondi e lontani, ma alla fine bidimensionali, dando un effetto “sfondo verde” a qualcosa che in realtà era filmato sul posto!

Ulteriore fastidio, il 3D-HFR continua a sfarfallare in alcune scene più movimentate, rendendole confusionarie e stancanti. Nell’ultimo terzo del film mi sono ritrovato più volte a chiudere un occhio (in senso letterale) o a sollevare gli occhialini per cercare un momento di riposo.

Degli immancabili oggetti lanciati verso gli spettatori è inutile lamentarsi, visto che sono diventati inevitabili.

L’alta frequenza funziona

Oltre ad essere proiettato in 3D, la lussuosità del Lo Hobbit in questione era quella dell’HFR, il doppio dei frame-per-secondo dei normali film. Jackson aveva spinto per questa cosa, dato che una maggiore frequenza avrebbe reso il 3D più fluido.

In realtà raddoppiare i frame renderebbe anche la versione 2D più fluida, mentre per il 3D la cosa importante è che dovrebbe renderlo più sopportabile. Invece la pellicola 2D è stata prodotta riducendo il film ai normali 24fps, forse per compatibilità con i proiettori più vecchi? Forse per convincere la gente a guardare l’altra? Cospirazione!

Eppure, uscito da questo cinema ho pensato che avrei visto volentieri una versione 2D-HFR, perché la differenza si nota. All’inizio il film sembra leggermente accelerato, saltano all’occhio le fiamme delle candele che si muovono con inaspettata agilità. Una volta superato il primo stupore, però, la nitidezza delle immagini è notevole, e fa piacere. Sparisce fra i vari dettagli del film a cui si presta meno attenzione, ma che costantemente ti permettono di apprezzare maggiormente le immagini sul grande schermo.

Solo ogni tanto, soprattutto sugli interni, il movimento degli attori sembra un poco artificiale. È quell’effetto “sit-com” o serie tv, che magari è più una questione di abitudine che altro.

Infine non ho notato alcuna differenza di luminosità: le immagini mi sembravano variare in brillantezza come al solito, e diventavano più scure tirando giù gli occhialini.

Poteva andare peggio

Per chiudere, direi che questo è l’ultimo film che vado a vedere in 3D. Avevo già smesso tempo fa, ma avevo voluto dare una possibilità alla nuova tecnologia. Ho sbagliato, per mia ignoranza: il 3D-HFR è pur sempre composto da due parti: l’alta frequenza che rende le immagini più fluide, ed il 3D che con un effetto ottico applica al film una pseudo-tridimensionalità. Questa non varia, non diventa più realistica e non migliora il film raddoppiando i frame-per-secondo.

Quindi se vi piace il 3D, continuerà a piacervi; se non vi piaceva prima, non cambierete idea.

E se qualcuno ha fatto la controprova, guardando prima il 3D e poi il 2D, ce lo faccia sapere.

Cercate altrove

Fra televisione e cinema, questi ultimi anni hanno visto un sacco di “rivoluzioni” il cui fine principale sospetto sia fare più soldi, semplicemente. Posso però consigliare due cose che secondo me possono fare la differenza nella visione di un film.

La prima è facile: guardatevelo in lingua originale. Lo Hobbit doppiato è una sofferenza, la traduzione a tratti orripilante e le voci una tristezza. In inglese i personaggi bisbigliano, sospirano, alzano e abbassano la voce; in italiano vociferano a volume costante, come seduti in salotto, e con quattro espressioni predefinite :-(

La seconda mi è capitata per caso, e non so se si ripeterà mai. Un paio d’anni fa ho visto Odissea nello Spazio al cinema, in una rara versione filmata a 70mm, e sono rimasto a bocca aperta. La quantità di dettagli visibili ogni dove era impressionante, e mi ha fatto ammirare e godere un film che avevo in precedenza guardato a fatica, con noia.

Un po’ come andare a teatro e vedere Patrick Stewart e Ian McKellen che aspettano Godot, ma questa è un’altra storia.

No, alla fine non arriva.

domenica, dicembre 30, 2012

Il cinema 3d sta morendo (di nuovo)?

Due parole sul cinema tridimensionale.
Ho recentemente visionato due "pellicole" in modalità 3d:

Tre ore di 3d sono veramente troppe secondo me, soprattutto in un film d'azione. Il continuo movimento mi è parso persino fastidioso in alcuni momenti, soprattutto nelle scene finali, dove si svolge una lunga lunghissima battaglia.
Nelle scene meno dinamiche d'altro canto, ho provato quel senso di plasticoso per il quale anche i personaggi in carne ed ossa parevano digitalizzati.


Escludendo la parte tecnica ho trovato lo Hobbit  decisamente troppo lento, troppo forzatamente allungato. Validi solo Radagast, Galadriel, i tre troll di montagna e Gollum nella caverna.
Anche l'interpretazione a parer mio è molto inferiore a quella della trilogia del Signore degli Anelli,
Peter Jackson l'hai fatta decisamente fuori dal bulacco a sto giro: non ti perdonerò mai gli orchi che cantano, MAI.



Vita di Pi

Lato tecnico grandioso per due motivi: assegnerei a piene mani l'oscar per la fotografia e per gli effetti speciali visivi. Ci sono parecchie sequenze che lasciano a bocca aperta.
Sul lato tridimensionale in questo caso il fine è molto più sensato: immergere l'utente nel film (e non shockarlo continuamente con test di troll che ti volano a destra e a sinistra).



Ma questo film che mi incuriosiva già dal trailer (e non ho ancora letto il libro purtroppo) mi ha stupito per una storia interessante e più profonda di quanto credessi. Questa volta Ang Lee non mi ha annoiato, bravo!



Pochi giorni fa ho trovato questo articolo che parla del probabile futuro del cinema tridimensionale.

3D is antithetical to storytelling, where immersion in character is the goal. It constantly reminds you you're watching a screen - and it completely prevents emotional involvement. Natural human vision bears no resemblance to 3D in the cinema.
2D doesn't reveal the smoke and mirrors of filmmaking in the same way. Of course that's partly because we're used to it, but also - it's not trying to mimic our vision.
Parlando di Vita di Pi

Ang Lee is adamant that used intelligently 3D has now earned its place in drama: "Maybe because the 3D experience is still new, it does confuse some audiences. But a good director can use that confusion as a convincing-tool, to make audiences believe in what's on screen.

martedì, luglio 20, 2010

Physics Enginge con i controcazzi

Questi ragazzi hanno sviluppato una physics engine capace di ricreare situazioni veramente complesse in modo estremamente realistico.. Adorabile e cinicissima la scena dei conigli lanciati contro la parete.. chissa' quanti lo faranno davvero per vedere se e' realistico XD

Ecco la fonte

Ecco il filmato:

Lagoa Multiphysics 1.0 - Teaser from Thiago Costa on Vimeo.